The nowhere translation

(19 dicembre 2005)

La mia formazione pratica come traduttore (un’infarinatura teorica sarebbe venuta solo in una fase successiva, quando l’attività era grosso modo già avviata) è passata anche – se non soprattutto – attraverso tante traduzioni per diletto, battute a macchina (il mio primo computer è solo del 1995) o più banalmente scritte a penna su semplici fogli protocollo. Questo specie nel 1993-94, quando, grazie a un abbonamento alla splendida rivista che era e resta la «New York Review of Books», ebbi per la prima volta a disposizione un ricco repertorio di testi in originale di primissima qualità (articoli, reportage, recensioni, saggi breve ecc. La mia passione, non cesserò di ripeterlo, è sempre stata più per la carta stampata che per i libri, ed è solo grazie alla prima se alla fine sono approdato anche ai secondi), da leggere e su cui pure esercitarmi a tradurre. E di queste traduzioni per diletto di quegli anni, ne ricordo una in particolare , che tanto avrei voluto vedere pubblicata: un reportage dello storico e scrittore israeliano Amos Elon sulla città russa di Kaliningrad, l’antica Königsberg, fino al 1945 capitale della Prussia Orientale, dove nacque e visse per tutta la vita il filosofo tedesco Immanuel Kant. Il testo s’intitolava The Nowhere City ed era uscito sulla «Review of Books» del 13 maggio 1993 (pp. 28-33). La mia traduzione cominciava così:

Di giorno le principali arterie di Kaliningrad – così larghe da permettere a dieci carri armati di sfilare affiancati – sono mezze deserte. Il traffico è scarso. Prima che i russi ne assumessero il controllo nel 1945, questa porta del Baltico, dove d’inverno le acque non gelano, era l’antica città tedesca di Königsberg, storica capitale della Prussia Orientale e una delle città più attraenti dell’impero tedesco. Di recente si è persino parlato di un suo possibile ritorno alla Germania. Al momento, però, la monotonia e la dimensione disumana della pianificazione urbanistica comunista hanno fatto di Kaliningrad – il fantasma di una città senza un centro visibile – probabilmente uno dei luoghi più brutti del mondo. Quattrocentomila persone – il 70 per cento marinai di passaggio, pescatori, membri e dipendenti delle forze armate russe – vivono in condomini tutti uguali, montagne in rovina di catrame, cemento e cartongesso, grigiore sovrapposto a grigiore.

Come in molte delle città costruite dai sovietici dopo la guerra, le piazze pubbliche sono enormi, così ampie da poter contenere ognuna l’intera popolazione cittadina. Gli altoparlanti per i discorsi pubblici del vecchio sistema comunista stanno ancora appesi ai loro pali. Oggi non ci sono più adunate di massa e gli altoparlanti funzionano poco o niente. Tuttavia la statua di M.I. Kalinin, uno degli ex presidenti del presidium dell’Unione Sovietica (di lui si dice che mandò la moglie al gulag), si erge ancora in una vasta piazza davanti alla stazione ferroviaria. La città assunse il suo nome nel 1945, dopo la conquista dell’Armata Rossa in aspri combattimenti, strada per strada, con la Werhmacht, e dopo l’annessione all’Unione Sovietica. E in Ploshchad Pobedy (Piazza della Vittoria) – già Adolf-Hitler Platz – continua a svettare una statua gigante di Lenin.

Fondata ne 1255 dai cavalieri dell’Ordine Teutonico sulle sponde del fiume Pregel (oggi si chiama Pregolya), Königsberg fu sede di una famosa università luterana. Nella campagna circostante furono costruite alcune delle più grandi ed eleganti dimore dell’aristocrazia militare prussiana. In questa regione tipicamente tedesca le proverbiali attitudini prussiane al dovere, la disciplina e la vita austera erano coltivate tanto nelle case della povera gente quanto nei palazzi signorili, e fu in questa città che vennero incoronati i re e i duchi di Prussia. Qui nacque nel 1724 Immanuel Kant, e non la lasciò quasi mai. All’università insegnò non solo filosofia ma anche geografia e matematica. Johann Gottfried Herder, figlio di un prete luterano e docente anche lui a Königsberg, diede forma, quasi del tutto autonomamente, al nazionalismo pantedesco, rifacendosi allo «spirito» della lingua, delle canzoni popolari, della poesia.

Königsberg fu un importante centro militare dove generazioni di ufficiali tedeschi vennero formati all’obbedienza cieca e incondizionata agli ordini superiori. Ma tra i giovani graduati della locale accademia militare ci furono anche alcuni dei coraggiosi seppur sfortunati ufficiali aristocratici che il 10 luglio 1944 congiurarono per eliminare Hitler.

Oggi, girando in macchina per la città, non ci si può rendere conto di quanto un tempo Königsberg doveva essere bella. Vecchie foto mostrano un posto incantevole, con un porto affollato, chiese raffinate, moli pittoreschi, argini ben custoditi e passeggiate lungo il fiume. In alto stava il palazzo dei re di Prussia con le sue imponenti torri merlate. L’isola in mezzo al fiume era fittamente occupata da edifici e le stradine circondate da case medievali in legno conducevano alla grande cattedrale gotica di mattoni, dove venivano incoronati i re di Prussia. Oggi restano solo le sue grottesche rovine in mezzo all’isola completamente deserta e la lapide di Kant resiste relativamente ben conservata sulla parete di sudovest. Il resto è quasi tutto scomparso. […]